Soltanto alcune sottolineature che possono guidare nella lettura.
Era l’anno 740 quando questo giovane aristocratico di venticinque anni si trovava nel tempio per partecipare a qualche liturgia solenne davanti al santo dei santi. Mentre sta pregando le parole della liturgia lo introducono in un mondo interdetto fin allora alla curiosità umana: “Santo, Santo , Santo, è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria.”
Da quel momento Isaia non è più lo stesso uomo: il suo destino prende un volto nuovo. La Visione gli cambia tutte le prospettive. Dalla cima a cui la Visione lo ha trasportato con Yahvè potrà dire . “Io osserverò tranquillo dalla mia dimora”, tutto quello che avviene intorno a lui.
Isaia vede Yahvè: “Il signore appare per muovere causa”, appare come giudice nel suo tribunale. L’uomo , cosciente del suo niente non ha che da terrorizzarsi.
Il crimine che è abominio ad Yahvè è l’orgoglio. Non sopporta che l’uomo osi, nella sua piccolezza orgogliosa alzare la sua fronte davanti a Lui. Il profeta aristocratico sente con intensità il ridicolo della superbia umana e la pietà ironica di Dio nella sua immensità.
Israele non si assicura al pensiero di essere sotto la protezione di Dio la cui maestà è superiore a tutte le grandezze umane. Nessuno, neppure il Popolo eletto può sfuggire allo sguardo sovrano di Yahvè. “Guai a quanti vogliono sottrarsi alla vista del Signore, per dissimulare i loro piani.”
Con questo pensiero con cui Isaia esprime la fede di Israele e la nostra lasciamoci condurre dal Profeta attraverso le vie del Signore per prepararci al Natale .