II Stazione: Gesù è caricato della Croce

La quaresima della pandemia

La condanna a morte ha una pena: la crocifissione. La peggiore forma di morte riservata agli schiavi. Gesù viene caricato del patibolo, più esattamente le sue braccia aperte vengono legate alla parte trasversale di quella che sarà la Croce.

Finalmente Gesù si incontra con lo strumento che lo caratterizzerà per sempre e che diventerà il segno dei suoi seguaci: ciò che non è segnato dalla croce non è cristiano.

Si lascia legare alla croce e comincia il suo cammino.

Ogni uomo che nasce ha la sua croce. Per alcuni  si evidenzia in qualche malattia infantile, che caratterizzerà tutta la vita del neonato, per altri è avvolta nel mistero dell’esistenza e si manifesterà con lo svolgersi della vita. Nel battesimo i genitori, i padrini e gli amici vengono invitati a fare un segno di Croce sulla fronte del neonato per indicare che la vita che lo attende sarà caratterizzata da questa esperienza. Questo vale indistintamente per ogni uomo. La differenza la farà il modo di portare la croce. Per i pagani  è scandalo e stoltezza  e cercheranno di sfuggirla fino a diventare “nemici della croce”; per i credenti in Cristo è salvezza e potenza di Dio e arriveranno perfino a gloriarsi  della propria croce.

Il cristiano si caratterizza dal modo con cui porta la Croce. Non c’è nessun altro criterio di discernimento, per cui  il primo compito della Chiesa è quello di insegnare a portare la Croce ed esiste una vera e propria pedagogia della Croce che impareremo proprio durante questa via Crucis.

Primo  momento della pedagogia della Croce: riconoscere la presenza della Croce.  Mettere sotto il titolo di “Croce” tutte le prove e le sofferenze della vita: malattie, incomprensioni, prove, disgrazie e ogni genere di sofferenza, dal mal di denti alle emicranie, dal capo ufficio alla suocera, dallo stress alla disoccupazione: tutto si chiama croce.

E’ il nuovo vocabolario cristiano da imparare, che ci ricorda come ciò che ci caratterizza in quanto uomini  è la croce  e lo spessore della nostra dignità è il modo con cui la portiamo.

Ogni uomo ha la sua croce, anche se non è scritta sulla propria carta di identità, ed è bene tenerlo presente come la curiosità da scoprire in ogni incontro per poter incontrare la verità della persona.

Questa centralità della Croce, fino a gloriarsene non è masochismo o almeno fakirismo?

Durante questo cammino capiremo che la croce che portiamo è la Croce di Gesù.

Disponiamoci in questi giorni a riconoscere qual è la mia propria Croce  e il mio rapporto con  essa.

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