E’ stato un vero piacere ascoltare i trenta minuti di discorso del neo Presidente scanditi da quaranta applausi, alcuni dei quali davvero partecipati, credo, usciti dal cuore. Dietro a quelle parole sentivo tutta la migliore tradizione cattolica che si incarnava nel cattolicesimo democratico, sentivo don Giuseppe Dossetti, La Pira, Nino Andreatta, per parlare solo di persone da me conosciute e per averli personalmente sentiti parlare così.
Rivedevo anche tutti coloro che , in buona fede sicuramente , qualificavano come cattocomunisti questa gente che invece sapeva benissimo che quella era la strada da seguire per chi ritiene che la fede è un seme, un fermento, sale, luce. Credo che anche le prove che hanno dovuto sopportare li abbiano preparati e fatti crescere per essere il laicato adulto del tempo di Papa Francesco. Un bell’accostamento quello del neo Presidente col Papa :sobrietà, essenzialità, apertura, fiducia e speranza.
Permettetemi di andare avanti nel manifestarvi la mia gioia quando giunto al Parlamento ho visto il Presidente vicino a Matteo Renzi e li ho rivisti giovani, uno scout cattolico e l’altro democristiano impegnato. Ho visto realizzato il sogno del Concilio Vaticano II che all’inizio della Costituzione sulla Chiesa e il mondo moderno dice così “ Questo Santo Concilio, proclamando la grandezza somma della vocazione dell’uomo e la presenza in lui di un germe divino, offre all’umanità la cooperazione sincera della Chiesa, al fine d’instaurare quella fraternità universale che corrisponda a tale vocazione”. Anche in questo caso la vocazione cristiana ha aiutato a realizzare la vocazione umana dell’uomo.
Verso questi nostri fratelli che “ci governano” abbiamo il dovere di sostenerli con la preghiera. Il loro servizio è tale che la chiesa non li dimentica neppure nell’ora più importante della Sua storia, il venerdì Santo, quando per loro prega così “Preghiamo perché il Signore Dio nostro illumini la loro mente e il loro cuore a cercare il bene comune nella vera libertà e nella vera pace.”