Nel calendario liturgico si festeggia San Giuseppe due volte l'anno: il 19 marzo e il 1 Maggio. Nella prima festa si contempla il Santo nella gloria con tutti i titoli di merito che la chiesa gli riconosce, nella seconda, in questa, ci viene presentato Giuseppe, il falegname di Nazareth nell'umiltà del suo lavoro. Facciamoci, oggi, condurre da Lui per entrare nell'intimità della Sua vita e vivere l'esperienza della nostra fede nella "Comunione dei Santi" e con i santi. Affidiamoci a Lui e lasciamoci condurre.
Nella sua casa. E' Lui che ci presenta la sua famiglia, la Santa Famiglia: la sposa: Maria e il Figlio del mistero, figlio della sua sposa ma non suo, figlio dell'Altissimo affidato alle sue cure paterne. E' la Santa Famiglia proprio perché c'è quel bambino che è "il Santo" e la cui santità è partecipata agli altri. Da Nazareth Giuseppe ricorda a tutte le famiglie il messaggio fondamentale del Concilio Vat. II "Tutti siamo chiamati alla Santità" anche le famiglie. E Papa Francesco nel documento conclusivo del Sinodo sulla famiglia ha scritto " La famiglia non allontana dalla crescita della vita nello Spirito, ma è un percorso che il Signore utilizza per portarli ai vertici dell'unione mistica" (F C 316). Gli sposi sono chiamati alla più alta santità. Giuseppe ci conduce anche
Nella sua bottega di falegname. E' la bottega dove ha trascorso tutta la sua vita e dove ha guadagnato il pane per Maria e Gesù. E' la bottega in cui Gesù ha imparato il mestiere e dove da bambino ha sicuramente giocato con i trucioli e i pezzi di legno. Dalla sua bottega Giuseppe ci ricorda la santità del lavoro e l'importanza del lavoro. Papa Francesco ha detto che il lavoro, prima del guadagno da la dignità all'uomo. Gesù falegname col Suo Padre putativo ci esorta ad amare il nostro lavoro, invita i ragazzi a studiare, ad imparare un lavoro, una professione per servire i fratelli. A chiedere sempre il dono di un lavoro ma anche l'impegno di una qualificazione che renda capaci di servire e farlo con dignità e competenza. Giuseppe poi ci invita a fare un giro
Per il paese: Nazareth, per capire il modo con cui si vive in una comunità nella fraternità e nella pace. Giuseppe non era ne il sindaco ne il rabbì, era una persona semplice. Un artigiano che viveva nella normalità e nella semplicità. La cosa non stupirebbe se Gesù non fosse stato Dio in persona, Sua Madre: la Regina del cielo e della Terra e Giuseppe il patrono della chiesa universale. Il nascondimento di Nazareth stupisce e insegna a stare al posto dove Dio ci ha messo e fruttificare attraverso il lavoro quotidiano. Ci dice anche che la prima evangelizzazione si fa con l'esempio della propria vita: Gesù ha predicato tre anni e trenta è vissuto nel silenzio e nel nascondimento della normalità di una vita di operaio.
Questi sono i tre insegnamenti che Giuseppe di Nazareth oggi ci offre: la famiglia come luogo per diventare Santi, il lavoro come mezzo di santificazione attraverso il servizio qualificato ai fratelli e l'evangelizzazione attraverso la presenza.
Chiediamo a San Giuseppe la grazia di saper approfittare di questi insegnamenti. Santa Teresa D'Avila diceva di non aver mai chiesto una grazia a San Giuseppe senza averla ricevuta.