Sposi santi

Papa Woytjla  mi nominò “vescovo non per una diocesi, ma per le famiglie di Roma”, sue testuali parole. La presi sul serio e subito mi accorsi che alle famiglie mancavano i modelli, mancavano i santi. Settimanalmente ero a colazione dal Papa e ogni volta mi chiedeva come andava il mio lavoro per le famiglie, “mancano i modelli, mancano i santi” e una volta aggiunsi che la colpa era tutta Sua perché se invece di canonizzare frati e suore canonizzasse una famiglia sarebbe meglio.

Forse esagerai nel modo infatti, un po’ risentito, mi rispose: “Mettimi in condizione di farlo e ti canonizzo una famiglia”. Pochi giorni dopo  P. Paolino Quattrocchi mi presentò come candidati i suoi genitori e aggiunse, cosa non secondaria , che c’erano anche i mezzi economici per fare la causa. Mi feci promotore e dopo pochi mesi, don Oder, il postulatore, venne a comunicarmi che era arrivata la notizia di un miracolo. Andai subito alla Congregazione delle cause del santi e trovai il card. Prefetto già informato, ma incerto  perché “le persone sono due  e ci vogliono due miracoli”. “Noi vogliamo canonizzare una coppia, non due persone”, ma era sicuro che i teologi lo avrebbero bocciato. Dopo pochi giorni ero a pranzo dal Papa a cui raccontai del miracolo, ma anche delle esigenze della Congregazione. “E tu quanti miracoli vuoi?”, “Ne basta uno, perché vogliamo canonizzare una coppia, non due persone”. Sorrise e cambiò immediatamente discorso. Un mese dopo, il 21 ottobre 2001, furono beatificati dal Papa in San Pietro e mi volle a concelebrare con Sé all’altare della Confessione. Da allora lanciai lo slogan per gli sposi: “Pago uno e prendo due”. Cominciò così la serie delle coppie che la Chiesa propone come modello di vita evangelica.

La coppia che ha aperto la strada sono i coniugi Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini. In Wikipedia potete trovare la biografia e la storia della loro interessante famiglia . La prima cosa che mi ha colpito di questa coppia è stata la diversità del carattere. Uno siciliano di Catania, giurista e Avvocato Generale della Stato, quindi quanto di più compassato e composto e Lei fiorentina, laureata in lingue, vivacissima che, ovviamente portò alla pratica religiosa il marito che  addirittura partecipava a tutte le attività caritative della parrocchia.

 La loro casa ospitava le persone spirituali che passavano da Roma, primo tra tutti i P. Matteo, il famoso apostolo del Sacro Cuore, Schuster, che fu a San Paolo maestro di noviziato di un loro figlio, e tanti altri.  Mi ricordano la famiglia di mia zia, anche lei fiorentina vivacissima, sposata ad un siciliano di Caltagirone, Direttore Generale della Cassa Depositi e Prestiti. Avvicinando le due coppie,  commentavamo, scherzando con un amico: “La virtù eroica per la canonizzazione potrebbe essere il martirio del marito: in due persone così diverse che si sono integrate perfettamente, ha avuta una buona parte lo Spirito Santo  invocato insieme”.

Una coppia con quattro figli che si sono amati, fedeli al loro matrimonio, vissuti in comunione con Dio, sostenuti da una reale vita sacramentale che ha costruito una famiglia aperta, mettendo a disposizione degli altri quell’amore che producevano in abbondanza, che cosa ha di straordinario per poter essere addirittura canonizzata? Credo che sia proprio questo il messaggio che viene da questa famiglia e che Papa Wojtyla ribadì la mattina della loro beatificazione: "Non può più essere accettabile che venga negato il giusto riconoscimento alla santità silenziosa e normale di tanti padri e madri".

La santità è una vita ordinaria vissuta in maniera straordinaria. E’ la vita di tante nostre famiglie a cui la Chiesa dice che possono assomigliare al prototipo della famiglia che è quella di Gesù con Giuseppe e Maria.

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