L’esecuzione di una condanna a morte faceva parte dello spettacolo cittadino. Quella di Gesù sicuramente aveva raccolto “una grande moltitudine di gente”, ci racconta l’evangelista Luca, e di “donne che si battevano il petto e si lamentavano su di Lui”.
Quelle donne non erano sicuramente delle curiose, ma quelle che seguivano Gesù e si prendevano cura di Lui.
Cosa facevano? C’erano. Erano presenti in quel momento di dolore.
La loro presenza è un grande insegnamento di come comportarci nei momenti del dolore e della prova.
Certamente non potevano far niente per non farlo morire e anche per non farlo soffrire, ma potevano piangere e soffrire insieme. Questa è la vera lezione.
Nella vita ci sono momenti in cui non possiamo far altro che condividere, partecipare, sperimentando tutta la nostra impotenza. La tentazione di parlare, intervenire, peggiorando la situazione, come fecero i tre amici di Giobbe, è continua. Gesù vuole sottolineare, ci dà una lezione importante di come comportarsi nel momento del dolore dei nostri amici.
Gesù nei nostri confronti si comporta così: le croci dobbiamo portarcele da noi, come ha fatto Lui, ma, come non ci ha fatto mancare l’esempio, così non ci fa mancare mai nella prova la sua Presenza che sostiene e consola.