Il discernimento

VII Parte

Il metodo che Ignazio di Lojola ci offre per la formazione della coscienza è appunto “L’Esame di Coscienza” Che propone all’inizio del suo libro “ Esercizi spirituali” al n° 43 “ “Modus faciendi examen generale, et continet in se quinque puncta”.
Queste regole non servono solo per quelli che fanno gli Esercizi spirituali ma per tutta la vita di coloro che hanno imparato ad applicarle.

La prima serie delle cinque regole ha lo scopo di “.far sentire e riconoscere in qualche nodo le diverse mozioni che si producono nell’anima, le buone per riceverle e le cattive per rigettarle”, Sono compromesse le due facoltà: “sentire” dell’ordine della sensibilità, ma anche frutto dello Spirito Santo che tocca i sensi spirituali e fa godere delle cose di Dio. “Riconoscere” è nell’ordine dell’intelligenza. Nell’anima si producono due generi di “mozioni”, la consolazione o la desolazione. La prima cosa è quindi riconoscere i doni di Dio per riempirci delle sue consolazioni perché è proprio del nemico eccitare l’immaginazione facendo apparire vere gioie solo i piaceri apparenti perché è il padre dell’illusione e della menzogna.
Questa scuola di educazione della coscienza è una vera propria lotta tra Dio e il demonio. Dio che vuole il nostro vero bene e vuole orientarci a sceglierlo formando la nostra coscienza e il demonio che ha tutto l’interesse ad imbrogliarci: lo fa con proposte fallaci e false.
Il discernimento richiede una coscienza formata.
Ignazio ci fa cominciare l’esame di coscienza con una affermazione di fede che ci accompagnerà in tutta l’esperienza: Dio è sempre in azione: “Il Padre mio sempre opera e anch’io opero”. L’esame di coscienza trasformerà così ogni giornata in una pagina di storia sacra e in questa prospettiva non può essere considerata come una riflessione sulla propria vita in base ad una lista di precetti ma è una vera e propria forma di preghiera, un vero dialogo col Signore.
Cominciamo.

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