“Chiedere la grazia di conoscere i nostri peccati”
Conoscere i propri peccati è davvero difficile. Dice Isacco il Siro che è più facile conoscere Dio che conoscere i nostri peccati. Riconoscersi peccatori è fare la verità su di noi e in questo siamo ostacolati dal principe della menzogna che è sempre all’opera. Quando riusciremo a dire “mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa” siamo vicini alla verità.
Per questo è necessario chiedere il dono della luce per vedere noi stessi in rapporto ai doni che Dio ci fa.
La tradizione orientale ci presenta la preghiera dell’esicasmo: ripetere senza fine “Signore Gesù abbi pietà di me peccatore”, per ottenere il dono della verità su se stessi: sentirsi per quello che realmente siamo, peccatori.
Riconoscerci tali non è masochismo ma “operazione verità”.
E’ facile sentirsi peccatori verso noi stessi quando abbiamo fatto qualcosa che ci degrada e che non sappiamo perdonarci nel qual caso anche la confessione può diventare una forma di liberazione psicologica dal peso che ci opprime. Non è questo che serve nella formazione della coscienza ma il sentirsi peccatori nei confronti di Colui che è il datore di ogni bene. Ripetere a lungo la preghiera “Vieni Santo Spirito, Vieni Santo Spirito a fare in me la Verità” può essere la preghiera semplice più adatta a chiede ciò che desideriamo. E’ terribile pensare che vediamo la pagliuzza nell’occhio del fratello e non la trave nel nostro occhio.