Donare a coloro che mancano di qualcosa è utile ma nel privarsi di nutrimento per se stesso che c’è di veramente utile? Perché i cristiani danno tanta importanza al digiuno?
In tutte le grandi esperienze religiose il digiuno occupa un posto importante. L’antico testamento mette il digiuno tra i fondamenti della spiritualità d’Israele: “vale più la preghiera col digiuno e l’elemosina con la giustizia che la ricchezza con l’iniquità”.
Il digiuno suppone un atteggiamento di fede, di umiltà, di totale dipendenza da Dio. Il digiuno, inseparabile dalla preghiera e dalla giustizia è rivolto soprattutto alla, conversione del cuore, senza la quale non ha alcun senso.
Al seguito di Gesù. Condotto dallo Spirito, Gesù, prima di cominciare la sua missione pubblica digiunò quaranta giorni in segno di abbandono confidente al disegno del Padre. Diede indicazioni precise ai suoi discepoli: il digiuno non si presta a forme di ostentazione e d’ipocrisia.
Fedeli alla tradizione biblica i Padri hanno tenuto in grande considerazione il digiuno. Secondo loro facilità l’apertura ad un altro nutrimento: quello della Parola di Dio e al compimento della volontà del Padre; è legato alla preghiera, fortifica la virtù, suscita la misericordia, implora il soccorso divino e conduce alla conversione del cuore.
Questo duplice punto di vista: implorazione della grazia da Dio e la profonda conversione interiore ci fa accogliere l’invito al digiuno.
In effetti, senza un aiuto di Dio sarà impossibile trovare una soluzione alle situazioni drammatiche a cui si rapporta il mondo.