“In questo periodo storico in cui mancano risposte chiare e le persone sono disorientate e in cui c’è sete di certezze, perché la Chiesa ha smesso di essere un riferimento saldo, chiaro e sicuro? Lo dico da agnostico, non da credente”
Questa domanda me l’ha fatta più di un amico e anche sul nostro sito è apparsa più volte. E’ diffuso un senso di smarrimento: la malavita imperversa, l’imbroglio è lo stile di molti rapporti, si cerca di giustificare tutto, anche la magistratura sta dando i numeri più del solito. La gente non sa più dove guardare e a chi guardare. Molti ritengono ambiguo anche l’atteggiamento della chiesa dinanzi a tante situazioni: il convegno di Verona sulla famiglia, l’atteggiamento nei confronti degli emigrati, l’intromettersi nella politica. Alla Chiesa si rimprovera di non parlar chiaro, dire pane al pane e vino al vino; nella scorsa stagione c’erano i “beni non negoziabili”, ora Francesco ha detto, giustamente, che nessun bene è negoziabile.
Si sente la necessità di riferimenti chiari. La Chiesa “Colonna e fondamento della verità” ha tirato i remi in barca o è ancora punto di riferimento per chi cerca la verità? Gesù ha detto “Io sono la via , la Verità e la vita” e a noi ha detto “Voi siete la luce del mondo”. E’ sempre vero? Certamente si.
Eravamo abituati ad essere trattati come dei bambini: questo puoi farlo, quello no. E ci rivolgevamo all chiesa, alias al prete, per sapere fino a che punto potevamo arrivare perché un atto non fosse peccato mortale. Non andare a Messa la domenica era peccato mortale, sparlare delle persone no. Rubare fino ad una certa somma era peccato veniale, oltre quella somma, lo stipendio di una settimana, era peccato mortale, e così via. Il catechismo si sapeva a mente, ottimo, se poi non si attuava era un’altra cosa. La morale era quella dei carabinieri: se passi col rosso o se vai contro mano sei in contravvenzione, se non paghi le tasse, anche se potresti farlo, e non ti beccano, sei un furbo e stai tranquillo. Col Vaticano II la chiesa ha sottolineato un fatto molto importante: ogni uomo possiede la verità e l’organo interiore della verità è la coscienza. “Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa questo, evita quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa sarà giudicato” (G. et Sp. 16). Questo è il nocciolo di tutta la morale cristiana e Papa Francesco nei suoi documenti si è sempre mosso in questa direzione. Quando si è posta la domanda: i divorziati risposati possono fare la Comunione? Sarebbe stato semplice fare un’amnistia generale, invece ha scritto un documento in cui sostanzialmente dice che deve essere esaminata la coscienza di ciascuno, magari facendosi aiutare da un fratello sacerdote e, in coscienza, leggere la propria situazione. Quando arriveremo dinanzi al tribunale di Dio non ci sarà fatto l’esame di morale cattolica ma l’esame della nostra coscienza, se abbiamo sempre agito secondo coscienza. Ad alcuni la cosa può sembrare pericolosa: “così ciascuno fa quel che vuole”, sicuramente nuova come quell’amico a cui spiegavo quanto sto dicendo e mi rispose candidamente di avere la coscienza pulita perché non l’aveva mai usata. Può essere. Se il compito della Chiesa è quello di annunciare il Vangelo e insegnare il catechismo, lo scopo principale del suo servizio è quello di formare delle coscienze vere e delle persone che agiscano rettamente “secondo coscienza”. Non possiamo non ricordare a questo punto il Card Newman, presto santo, che invitato a fare un brindisi in onore del Papa disse che prima del Papa voleva fare un brindisi alla propria coscienza. Ed è sempre Lui che ha detto che il primo vicario di Gesù Cristo è la coscienza. Se c’è una cosa che potremmo dire è che la Chiesa tante volte è stata più direttiva che formativa, ma erano anche i tempi. Per quanto riguarda il Papa, il suo insegnamento può sembrare monocorde, nel senso che l’insistenza del suo magistero è sull’attenzione ai poveri e alla fraternità universale, ma certo non fa mai mancare il richiamo alla propria coscienza risvegliando le coscienze verso quella che è l’applicazione più immediata della fede che è la carità.