Evangelizzare

Parte 1

Nell’ultima lettera abbiamo detto che la Chiesa è in stato permanente di agonia ma con la certezza che non  muore; quindi niente accanimento terapeutico per tenerla in vita ma nutrirla , sostenerla, con la certezza di vederla crescere come un bambino. Tenere in vita la chiesa non dipende soltanto dalla gerarchia ma da tutti, quindi anche da te. La vita della Chiesa è il Vangelo e la sua vitalità è l’evangelizzazione,  il Vangelo è la salvezza della chiesa. Lo Spirito santo che la abita opera quel metabolismo che la nutre e la tiene in vita.

“L’evangelizzazione è la massima sfida della chiesa” e “l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della chiesa”, “non serve una semplice amministrazione ma deve essere in stato permanente di MIssione”. Per evangelizzare“bisogna essere audaci e creativi”  e tener presente che “le strutture possono condizionare il dinamismo di evangelizzazione”. Questo pensiero così forte di Papa Francesco ci fa pensare se la Chiesa non assomigli più, sotto certi aspetti, ad un carrozzone da mandar avanti ,avendo , tra l’altro, da mantenere tanti dipendenti. Lo sperimentai quando dovetti rivolgermi ad un dicastero della Curia Romana per dipanare una matassa di lana caprina che, ovviamente un  prete mi aveva messo in piedi. Ad un certo punto della conversazione ormai più scocciato che stanco mi rivolsi al Cardinale   “ Ma Eminenza, cosa c’entra Gesù Cristo con tutta questa roba?” e Lui con lodevole semplicità e verità mi disse “Lasci stare Gesù Cristo, qui si tratta di mandare avanti la baracca”. Che la chiesa sia anche una baracca da mandare avanti non c’è dubbio, non è fatta solo di anime, ma il rischio di battersi cercando di risolvere i problemi con convegni e marchingegni è una tentazione  impellente.

La fede viene dall’evangelizzazione e ogni problema ha la sua origine nella mancanza di evangelizzazione. Ovunque si lamenta la mancanza di vocazioni religiose e sacerdotali e spero che non lo si faccia per mancanza di manodopera, la ragione invece è nel fatto che non si evangelizza più la possibilità di dare tutta la vita a Cristo a servizio dei fratelli. E “Come crederanno se non c’è chi annuncia?” C’è allora tanto volontariato  ma l’assenza quasi totale di una consacrazione personale alla causa del Vangelo. Con sgomento ho dovuto notare che durante le GMG in cui sono coinvolti  centinaia di migliaia di giovani nessuno, tranne Kiko, ai suoi catecumenali, propone di dedicare tutta la vita Cristo.

Lo stesso si dica per la partecipazione alla Messa domenicale. Dopo la riforma liturgica si è avuto un crollo impressionante nella partecipazione e la ragione è chiara: Non mi è mi capitato di sentire una catechesi, un’omelia o uno scritto che evangelizzava il sommo valore della Messa,

Quando ero Vescovo militare si celebravano i precetti pasquali e mi facevo trovare due ore prima della Messa a confessare nella Chiesa in cui avremmo celebrato. Notavo un fatto curioso: l’atto di dolore lo sapevano soltanto quelli da maresciallo in  su, i giovani non sapevano niente. Non è una barzelletta da carabinieri ma il rilievo  che  con i nuovi catechismi non si insegnano più neppure le preghiere fondamentali del cristiano.

“Guai a me se non evangelizzo” diceva San Paolo. Sentiamo anche noi la stessa urgenza per  parteciparla  anche alle nostre comunità cristiane per a far sentire tutti . come San Paolo “debitori del Vangelo”.

Ma come evangelizzare? Sarà la domanda a cui risponderemo la prossima settimana.

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