Ho conosciuto La Pira

Sono stato seminarista a Fiesole per tutto il tempo in cui La Pira era sindaco di Firenze e, senza esagerare, devo dire che la sua presenza è stata determinante per la mia formazione. Tutto l’ambiente cattolico della città era formativo per un giovane che voleva diventar prete.

Vescovo era “Il Cardinale” di cui non era necessario dire il nome perché l’unico cardinale era Lui “Elia Dalla Costa” che aveva osato opporsi a Mussolini e chiudersi in casa quando Hitler venne a Firenze. La carità era presieduta da Mons. Giulio Facibeni, il Cottolengo della città, sindaco era il Professor La Pira, voluto da una città che per il parlamento votava a maggioranza per il Partito comunista; fu eletto senza che Lui lo desiderasse e se lo aspettasse. C’erano poi un gruppo di intellettuali che animavano la vita culturale cattolica, cito sollo quelli che ho conosciuto: Ernesto Balducci, Davide Maria Turoldo, Divo Barsotti, Enrico Bartoletti. Mio babbo conosceva bene La Pira, erano coetanei, partecipava agli esercizi spirituali per i giovani tenuti dal “Professore”; per lui era “un Santo”.
Ho tanti ricordi di lui, alcuni impressi più di altri, indimenticabile il comizio finale della campagna elettorale per le elezioni amministrative che La Pira tenne in Piazza della Signoria. Ovviamente proponeva le cose che avrebbe voluto fare se fosse stato eletto sindaco, ma aggiungeva sempre “non pensate che anche Fabiani, il candidato del PCI, non farebbe bene lo stesso”. A quel punto scroscianti applausi da tutta la piazza e da via Calzaioli piena fino al Duomo. Avvicinandosi la mezzanotte si fermò. “Adesso tutte monache dei monasteri della città si alzano per pregare, mandiamo loro un pensiero di riconoscenza perché pregano per noi”. Amava davvero il prossimo più di se stesso e faceva di tutto per andare incontro alle necessità dei suoi cittadini: partecipò all’occupazione della “Pignone”per salvare il lavoro agli operai, oltre alla Messa di San Procolo per i poveri seguita dalla distribuzione di beni, rispolverò un’antica legge che, in caso di calamità il sindaco avrebbe potuto requisire le ville per alloggiare i senza tetto. Così occupò e ne mise a disposizione alcune della collina di Fiesole. Scoppiò un putiferio. “La Pira è un comunista”, “La Pira è un matto” erano gli epiteti più puliti che si sentivano. E il “Cardinale” rispondeva: “No, no è vangelo, soltanto vangelo”. Mio padre era fuori di se dalla gioia “E’ un santo, è un santo!”. Che tempi stupendi! Non era che avesse tutti dalla parte sua, soprattutto a Roma, per cui le difficoltà non gli mancarono ma col suo stile contemplativo sapeva superare tutto e testimoniare il Vangelo con la gioia e l’entusiasmo che gli trasparivano da tutta la pelle. Era un uomo di preghiera, un contemplativo, viveva unito a Dio. Più volte me lo ha confermato don Divo Barsotti che lo conosceva bene e che anche lui lo riteneva un santo. Era la città che lo riconosceva tale e lo diceva alle votazioni volendolo sindaco per tre mandati. Il Papa ha riconosciuto le sue virtù eroiche. Cosa vuol dire? E’ la prima tappa verso la canonizzazione, quando la chiesa riconoscerà ufficialmente che la vita di La Pira è stata Vangelo. Sarà quello un grande momento. Papa Ratzinger nel suo “Gesù di Nazareth” dice che uno dei modi per spiegare, capire il Vangelo è la vita e l’esempio dei santi. Così, quando verrà quel giorno la Chiesa, attraverso il Papa, offrirà un modello di vita evangelica a tutti i politici e dirà che la politica non è una cosa sporca ma può esser anche un mezzo di santificazione, l’esercizio della “prima forma di carità”.
Solitamente i santi non son mai soli e anche La Pira aveva amici della stessa stazza: De Gasperi, Lazzati, Dossetti e altri che erano tutt’altro che omologati nella stessa linea politica ma che cercavano davvero il Regno di Dio.
Ringrazio Dio di aver conosciuto uomini del genere, posso dire di essere “concittadino dei santi” che spero mi aiutino a diventare “familiare di Dio.

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