E’ bello vivere a lungo, la vita è piena di curiosità: la più originale è vedere che tutto è pasquale: un passaggio dalla morte alla vita. Ho letto con grande interesse gli articoli che hanno ricordato la nascita, cento anni fa, del partito comunista italiano.
Ero un ragazzo quando nella piazza del mio paese i microfoni preparavano il comizio dei comunisti trasmettendo il loro inno “Bandiera rossa, bandiera rossa… trionferà, evviva il comunismo e la libertà!”. E noi, aspiranti, durante il comizio suonavamo le campane a doppio non tanto per chiamare ai Vespri….
Ero davvero un bambino quando nella stessa piazza sfilavano il sabato sera i giovani per il “Sabato fascista” e tutti i miei compagni vestiti da “Figli della lupa”, onore a cui non potevo aspirare perché il babbo , essendo artigiano, poteva permettersi di non mandarmi; così l’unica divisa che ho indossato è stata quella dei chierichetti: grazie babbo!
Tutto questo mi ricorda una delle conversazioni più interessanti avute con don Giuseppe Dossetti. “Sono vissuto quasi un secolo ed ho visto tanti impegnati per cambiare il mondo sempre in meglio secondo la loro coscienza. Ho visto i liberali che credevano nell’uomo colto, era il loro ideale: le donne non avevano il voto, al parlamento potevano partecipare soltanto le persone di un certo livello, la società era divisa non tanto tra ricchi e poveri quanto tra dotti e ignoranti. Sono arrivati i fascisti ed hanno cambiato la situazione e gli italiani son diventati fascisti, camice nere, colonie, scuole e “Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza”: Addirittura abbiamo aspirato a diventare un impero.
Caduto il fascismo, il giorno dopo tutte le ragazze di Reggio Emilia erano in piazza con i fulars rossi, erano diventate comuniste, E anche il comunismo ha avuto persone di coscienza e di impegno sincero. Hanno fatto la rivoluzione e volevano farla anche da noi per assoggettare l’Italia al grande impero russo. Lo stesso loro capo, Gorbaciov, ha dichiarato che la diagnosi era giusta ma la terapia sbagliata ed è crollato il muro senza colpo ferire. Anche il comunismo è finito. Ma la vera rivoluzione l’hanno fatta i cinesi e anche i loro sono i primi a riconoscere che non è quello il modo per cambiare il mondo. Alla fine di questo secolo - concludeva Dossetti - è rimasta solo la Chiesa, ma certamente non quella dell’inizio del secolo , ma quella di Gesù Cristo. Se uno fosse tornato da Marte un secolo dopo non l’ avrebbe più riconosciuta eppure è rimasta nella sua sostanza, nella sua verità. E all’uomo che cerca la verità solo Lei può annunciarla”.
Fu la conclusione della Simon Weil, la ragazza ebrea, atea, studiosa di Filosofia e comunista che era voluta andare in un’officina per sperimentare la vita degli operai. Dopo un anno concluse: ”Lenin e Marx hanno fatto la rivoluzione perché ne l’uno né l’altro erano mai stati in una officina” e concluse dicendo che la verità che libera l’uomo è soltanto nel Vangelo e che l’unico Salvatore è Gesù Cristo. Si convertì ma non si fece battezzare perché diceva: “Nessuna religione può contenere tutto Gesù Cristo”.
Ho visto la storia di tutti questi movimenti umani cominciati con una rivoluzione, che solitamente è fatta per giusti motivi, ma ad ogni rivoluzione segue il terrore con spargimento di sangue che distrugge tutto il bene cercato. Il Presidente Macron ha scritto a tal riguardo che alla rivoluzione deve essere sostituita l’evoluzione: è un bel cammino per chi è figlio della rivoluzione francese.
Personalmente ho visto l’evoluzione del comunismo che ieri avrebbe compiuto cento anni e con piena soddisfazione ho letto l’intervista di Massimo D’Alema, ultimo vero comunista, in cui mi ci sono ritrovato ed ho potuto vedere come la Chiesa ha reagito ad uno dei suoi nemici moderni più accaniti.
Al primo comunismo che dipendeva cecamente dall’Unione Sovietica e che aveva come scopo di far diventare l’Italia un paese satellite, la Chiesa reagì, sotto la guida di Pio XII, mettendo in moto tutte le sue potenze spirituali e umane: la Madonne si muovevano, venivano allontanati dai sacramenti chi votava PCI, i comunisti non si sposavano in chiesa e soprattutto erano scomunicati, …….senza ovviamente spiegare di che comunisti si doveva trattare. Il pericolo era grave e la “Guerra è guerra”. Felice anch’io di aver partecipato col volantinaggio alle elezioni, unica cosa che un dodicenne poteva fare oltre che suonare le campane durante il comizio dei comunisti.
Poi, dopo la grande sconfitta elettorale del comunismo nel ’48: gli italiani non volevano i comunisti a governare e d’altra parte anche i comunisti italiani dopo momenti difficili chiedevano libertà da Mosca fino a schierarsi contro l’invasione di Praga dove, ricorda D’Alema nella citata intervista, era anche lui con altri giovani comunisti per le strada a difendere la libertà di quel popolo dall’invasore Russo.
I comunisti lentamente cambiavano e la Chiesa si divideva nei loro confronti.
Personalmente ho potuto sperimentare i due fronti: quello dei duri e quello dei disponibili. Ho conosciuto chi, nei confronti del rosso aveva lo tesso atteggiamento dei tori fino a non accettare il minimo confronto e collaborazione e chi invece accettava il principio del cardinale Casaroli per cui “La chiesa non ha nemici ha solo avversari da trasformarli in amici” e che come la Pira era certo che il comunismo sarebbe finito “Perché era ateo”, oppure chi, come il Card. Wojtyla, si chiedeva quanto Dio avrebbe ancora tollerato il comunismo manifestando poi, diventato Giovanni Paolo II, il suo stupore che fosse finito cosi’ presto, come racconta nella sua autobiografia.
Su questa visione si è mossa la politica del Vaticano nei riguardi dell’Est e la scelte di diverse persone che ho avuto la grazia di conoscere come Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti, Il cardinale Casaroli e il card. Achille Silvestrini.
Avevano ragione questi ultimi di non affaticarsi tanto in guerre ma di attendere fiduciosi e vigilanti l’ora di Dio che è il padrone della storia e che essendo “Onnipotente ed eterno modera tutte le cose celesti e terrene”.
Così il Comunismo dopo un secolo dalla sua nascita non esiste più. Non esiste neppure la Democrazia Cristiana alla quale il Signore ha riservato una morte decorosa per infarto mentre i comunisti hanno dovuto perfino cambiar nome, vergognarsi di chiamarsi comunisti, subire la peggiore delle sconfitte per poi , attraverso un accanimento terapeutico, ritrovarsi a capo addirittura uno scout cattolico che gli ha fatto fare la fine che i più degni di loro non hanno accettato, abbandonando la ditta prima del tempo.
E’ bello vivere a lungo e vedere l’umanità in ricerca che tra fallimenti e sconfitte, più che conquiste e vittorie perché di sangue ne è stato sparso tanto, e accorgersi che lentamente da venti secoli, a macchia d’olio il Vangelo, entra nella società con il soffio dello Spirito e la trasforma in maniera quasi invisibile senza rivoluzioni ma con la dolcezza del Vangelo.
Il P. Zoltan Alzegy mi raccontava di essere stato vicino al P. Domenico Grasso SJ che, dopo avergli impartita l’ultima assoluzione, con un gran sorriso, prima di morire, disse le sue ultime parole “Non mi sono sbagliato”.