Gesù comincia la sua missione

III Domenica del T.O.

Gesù comincia la sua missione

Gesù per cominciare la sua missione sceglie Cafarnao, grande centro, e comincia a predicare. Il vangelo ci riporta le prime parole di Gesù, che sono proprio quelle che rivolge a noi: “Convertitevi!”.La conversione è cambiamento di vita: lasciare il proprio vecchio stile di vita e seguire quello di Cristo dopo averlo ascoltato. La conversione è la dinamica della vita cristiana. Il cristiano è colui che sa cambiare, che passa dall’uomo vecchio a quello nuovo e cammina in novità di vita.

Cambiare non solo modo di vivere, ma anche modo di pensare: il cristiano deve vivere nel mondo, ma senza essere del mondo. Al momento del battesimo, prima della professione di fede, è invitato a rinunciare formalmente al demonio e alle sue seduzioni. Questa rinuncia deve essere continuamente messa in atto, perché le seduzioni del mondo e della carne sono sempre all’opera.  La conversione a Lui è quello che per prima cosa Gesù ci chiede e attende che ci mettiamo alla sua sequela, cambiando strada.

Dopo l’invito generale alla conversione, Gesù si mette all’opera. Dopo l’invito generico fatto a tutti, si rivolge personalmente a due fratelli che “camminavano lungo il mare di Galilea: Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori”. L’invito che rivolge a loro è tutt’altro che generico. È preciso, autorevole: “- Seguitemi, vi farò pescatori di uomini - ed essi subito, lasciate le reti lo seguirono”.  Perché? In vista di che cosa scelse questi due che lasciarono il loro lavoro per seguirlo? Gesù fin dall’inizio della sua missione pensò a mettere in piedi l’organizzazione che sarebbe stata la sua Chiesa, per questo scelse alcuni, che diventarono dodici, per essere gli apostoli “che stessero con Lui e per mandarli a predicare”. È la prima cellula di organizzazione che ha sempre come centro Gesù (“Seguitemi!”) con un ruolo preciso.

La Chiesa si è sviluppata con la stessa dinamica: invito generale alla conversione e scelta di alcuni chiamati ad essere il nucleo centrale, chiamati ad una maggiore intimità con Cristo: “Seguitemi”, con l’incarico di trasmettere la sua Volontà, annunciare il suo vangelo.  Dal vangelo appare subito una duplice categoria di persone: i cristiani, chiamati alla conversione e, tra di loro, quelli chiamati alla sequela di Lui, una sequela non soltanto spirituale, ma anche corporale. Per loro Cristo diventa l’unico interesse e l’annuncio del suo vangelo l’unica occupazione della loro vita. Oggi questo si vede realizzato il primo tra i fedeli laici e il secondo tra i sacerdoti e i religiosi. I primi hanno famiglia, lavoro a servizio dei fratelli; i secondi hanno come unico interesse Cristo e ciò che riguarda il suo Regno.

La dinamica della selezione delle due categorie è la stessa delineata dal Vangelo: per i primi la Chiesa invita alla conversione, proponendo il vangelo come modello di vita; per i secondi è Dio stesso che chiama, come Gesù chiamò Pietro e Andrea. Lo fa con una vocazione spirituale e interiore che i chiamati percepiscono quando, attraverso la Chiesa, viene loro rivolto l’invito a seguirlo. Si capisce così come la vita della Chiesa è tutta nell’evangelizzazione, sia per i fedeli laici che per i consacrati.  Il crollo delle presenze dei fedeli alla vita ufficiale della Chiesa è dovuto alla diminuzione dell’impegno nell’evangelizzazione. La diminuzione delle vocazioni è ugualmente dovuta alla mancanza di proposta da parte della Chiesa. È Dio che dona sia la fede che la vocazione, ma aspetta la proposta della Chiesa, l’invito a seguire la chiamata. Spesso i cristiani, come i preti e i vescovi, rimandano a Dio la causa della mancanza di vocazioni e di presenza dei cristiani. È un modo per scaricare la loro responsabilità. È Dio che dà la vita al seme che germoglia, ma ci vuole qualcuno che coltivi il terreno e getti il seme perché possa germogliare.

La diminuzione della frequenza dei cristiani ai sacramenti e all’Eucarestia domenicale, come la diminuzione delle vocazioni, deve risvegliare i cristiani alla loro responsabilità, non tanto perché altrimenti diventiamo minoranza o perché alla Chiesa manca il personale, ma perché tanti fratelli non conoscono il Vangelo e altri non realizzano la propria vocazione.

Il Vangelo di oggi si conclude con l’immagine di Gesù che “percorreva tutta la Galilea insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella”. È quello che Gesù continua a fare oggi attraverso la Chiesa per curare ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

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